Einstein e religione
Notizia ANSA - grassetti miei…
Per Albert Einstein Dio “non è nient’altro che l’espressione e il prodotto delle debolezze umane” e la Bibbia è “una raccolta di leggende dignitose ma primitive”. In una lettera poco nota del 1954, che sarà messa all’asta a Londra nei prossimi giorni dopo essere stata per mezzo secolo in una collezione privata, lontana da occhi indiscreti, il più grande fisico del ventesimo secolo è molto critico nei confronti delle religioni rivelate e non risparmia nemmeno la sua, quella ebraica. La lettera fu scritta a mano in tedesco dal teorico della Relatività il 3 gennaio del 1954, quindici mesi e mezzo prima della sua morte avvenuta a Princeton negli Stati Uniti.
È indirizzata al filosofo Eric Gutkind, che gli aveva spedito copia di un suo libro sulla Bibbia. Sarà venduta al miglior offerente giovedì prossimo dalla casa d’aste ‘Bloomsbury Auctions’. Secondo gli esperti vale circa diecimila euro. Sul rapporto di Einstein con la religione e con Dio sono state pubblicate decine di libri, con le tesi più disparate, a sostegno o a confutazione dell’ateismo. Il geniale autore dell’equazione E=mc2 amava il linguaggio teologico e nel 1926 se ne uscì con uno dei suoi più famosi aforismi quando disse per supportare la sua convinzione di una intrinseca razionalità nell’architettura dell’universo: “Dio non gioca a dadi”.
Un altro suo stracitato aforisma suona così: “La scienza senza religione zoppica, la religione senza scienza è cieca”. La lettera a Gutkind sembra però portare massicciamente acqua al mulino di chi considera Einstein - educato nella religione ebraica da genitori non credenti e per un certo tempo studente di una scuola elementare cattolica - in piena sintonia con l’ateismo moderno. Nella missiva il fisico è in effetti tranciante: liquida come infantili le “leggende” della Bibbia e sottolinea che “per quanto sottile sia nessuna interpretazione può modificare quel dato”.
“Per me - confida all’amico filosofo - la religione ebraica è al pari di tutte le altre un’incarnazione delle più infantili superstizioni. E per me il popolo ebraico, al quale sono contento di appartenere e con cui sento una profonda affinità mentale, ha le stesse qualità di tutti gli altri popoli. In base alla mia esperienza non sono meglio degli altri gruppi umani anche se la mancanza di potere li protegge dai peggiori cancri. Non vedo in essi nulla di eletto”.
Tendenzialmente panteista se si tiene conto del suo desiderio di “sperimentare l’universo come un unico tutto cosmico” e di vivere il “sentimento religioso del cosmo”, Einstein si rifiutò sempre in vita di venire monopolizzato dagli ateisti militanti: lo irritavano la loro mancanza di umiltà e la loro incapacità di comprendere “l’eterno mistero del mondo”. Curiosamente, pur essendo stata venduta una prima volta all’asta nel 1955 prima di essere inghiottita dentro un’imprecisata collezione privata, la lettera proposta a Londra da Bloomsbury Auctions non figura sul libro più autorevole pubblicato in argomento, ‘Einstein e la religione‘ di Max Jammer, e molti biografi del fisico sembrano averne ignorato fino ad oggi l’esistenza.
Mercoledì 14 Maggio 2008 @ 12:57
Certo e’ difficile compendiare in poche parole il senso di quel famoso “Dio non gioca a dadi???, ma quel “per supportare la sua convinzione di una intrinseca razionalità nell’architettura dell’universo??? proprio non mi piace…
Il punto era la meccanica quantistica e il suo carattere probabilistico… la razionalità può benissimo essere probabilistica…
ok, ok, la smetto, qui si parlava d’altro…
Mercoledì 14 Maggio 2008 @ 13:13
Be’… probabilmente la razionalità è molto più probabilistica di quanto non si pensi. Per questo il gioco d’azzardo m’è sempre parsa una ca***ta (a meno che non sia tu a tenere il banco, e il gioco sia sempre complessivamente favorevole al banco come avviene nei casinò e con lo Stato).
A lui però proprio non andava giù il fatto probabilistico…
Comunque non ho gli strumenti per addentrarmi in questo tipo di argomenti, anche se mi interessano molto.
A proposito di giochi d’azzardo e razionalità, non so se hai presente “Il gioco del Lotto nella città di Rovesci” fra le 39 semplicità insormontabili di Casati e Varzi.
Mercoledì 14 Maggio 2008 @ 13:51
Piu’ che il fatto probabilistico, era come la probabilità entrava in gioco nella meccanica quantistica, a lasciarlo insoddisfatto. E, checche’ si senta dire in giro, quelle sue insoddisfazioni ce le portiamo dietro ancora oggi…
No, non ho presente quel libro… come funziona il lotto a Rovesci?
Mercoledì 14 Maggio 2008 @ 15:20
Più che un lotto si tratta di un Gratta e Perdi: si chiede un biglietto della lotteria, si gratta, e se compare la scritta “NON HAI PERSO” ti danno un euro. La maggior parte delle volte è così. Ogni tanto però capita di trovare il biglietto “Hai perso 50 euro” o 100 euro, e via via sempre più raramente, 1.000, 10.000 euro, a salire. C’è gente che s’è rovinata giocando una sola volta, ma son così pochi rispetto a quanti vincono costantemente basse cifre.