Iperspecializzazione dell’informazione
L’impressione che ho avuto in questi ultimi tempi, se ne parlava l’altra sera con Dani, è che l’informazione sia ormai di fatto un mercato e che questo mercato si stia sempre più specializzando. Questa specializzazione si manifesta sia nei mezzi comunicativi (televisione, giornali, radio, web, etc..) che nelle fonti, nei temi, nelle posizioni e nelle opinioni.
L’arricchimento dei mezzi e delle possibilità di comunicazione appare chiaramente, a prima vista, un bene. Ma costringe il fruitore dell’informazione a selezionare, è ovvio. Non si può leggere e ascoltare tutto. D’altra parte è inevitabile che la scelta tende a rivolgersi, naturalmente, ai temi di interesse, alle fonti fidate, alle posizioni condivise. La tecnologia offre, fra le altre cose, la facilità della selezione. Per esempio, tanto per dirne una, trovo che i feed RSS siano un ottimo strumento per tenersi aggiornati sui soli argomenti che vogliamo dalle sole fonti di cui ci fidiamo e approfondire solo ciò che ci incuriosisce, in base al titolo, all’autore, all’abstract. Oggi esiste perfino il Podcasting grazie al quale un blog può diventare una trasmissione radiofonica e l’ascoltatore/lettore può fruirne quando e come vuole.
Ma questo potere di filtrare non può diventare, alla lunga, pericoloso? Non può portare ad una progresiva ghettizzazione delle idee che rischia di cancellarne il confronto?
Se lo chiede, in un interessante articolo, l’Associazione culturale Gunegonda.