Confusione

Ci si trova come dire… un po’ spiazzati.
L’attentato terrorisitco alla scuola di Beslan mi ha particolarmente toccato, anche se non l’ho dato molto a vedere, perché ho cercato di pensarci poco. Non so se sia già tempo per le riflessioni, ma so per certo che molte persone, assai più autorevoli di me, hanno già parlato sufficientemente a sproposito e senza conoscere tante cose. Aggiungere la mia voce sperduta a questo inutile coro è alquanto pretenzioso, ma sento la necessità di dire qualcosa. E se non lo faccio, questo blog non va avanti, proprio perché, prima di andare avanti con fuffa e facezie, sento il bisogno di dire, almeno per un attimo, qualcosa di più serio.
Inizialmente il titolo di questo post era “Prendersela con i più deboli”. Questo perché una delle cose che è spiacevole riscoprire nel terrorismo e nelle “disgrazie del mondo” in generale è che a pagare sono sempre i più deboli, bambini compresi. Poi ho visto che il primo articolo di Internazionale, che ho comprato dopo suggerimento di un amico, ha proprio come titolo “I più deboli” e allora sembrava quasi copiato.

La settimana scorsa sono stato a vedere Fahrenheit 9/11.
Che cosa c’entra? Cos’ha a che vedere con quanto successo in Ossezia? Cos’è che ci atterisce? Cos’è che dobbiamo fare? Come si reagisce di fronte al terrorismo?

Non lo so, francamente mi sento molto confuso, e più cose leggo e/o vedo riguardo all’argomento, le mie idee, anziché chiarirsi, si confondono. A questo proposito la vignetta di Altan su Repubblica di oggi è molto azzeccata: il primo personaggio dice: “I terroristi ci impediscono di ragionare”, e il secondo risponde: “Sfondano una porta aperta”.
L’unica cosa che ho capito da queste vicende e di cui sono certo è che gli attuali governi hanno gravi responsabilità, gravissime. C’è chi arriva a ipotizzare complotti. Non arrivo a tanto. Mi riesce difficile credere ai grandi complotti e comunque nessuno può provare alcunché, almeno non prima che passi qualche secolo.
Sono solo convinto che gli avvenimenti degli ultimi anni abbiano giovato ai governi delle grandi potenze, li abbiano insomma aiutati a fare ciò che volevano fare, Bush in Iraq come Putin in Cecenia. E il grosso del problema non sta nemmeno in Iraq o in Cecenia, quanto piuttosto in una crisi di democrazia e controllo del potere internamente a questi paesi. Non credo che l’Europa sia immune da questo meccanismo, ma certamente siamo in una situazione molto diversa. Per quanto riguarda l’Italia… lasciamo perdere.

A questo punto mi/vi pongo una domanda che forse può avere una risposta: quale atteggiamento è più giusto assumere adesso nei confronti di chi commette atti di terrorismo? Voglio dire, è giusto continuare ad auspicare e favorire la via del dialogo? Se diamo risalto alle cause del terrorismo e cerchiamo di risolverle pacificamente non ammettiamo forse l’efficiacia del terrorismo? E allora? Dobbiamo favorire le scelte dure e chiudere ogni possibilità di dialogo con chi si macchia di questi crimini contro l’umanità? Magari operando scelte in senso antidemocratico e favorevole a governi responsabili quantomeno di gravissimi errori? C’è
il giusto mezzo? Dov’è? Qual è?

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11 Commenti a “Confusione”

  1. Edo afferma:

    Caro Mau,
    in effetti io sono per la tesi del complotto. Dopo che ho letto 1984 di Orwell la mia visione del mondo e’ un po’ cambiata. Ma di questo abbiamo parlato gia’ piu’ volte. (Ti avviso che fra un po’ tornero’ all’attacco, dato che sto rileggendolo.)

    Ultimamente sto pendendo per una interpretazione della realta’ che fa si’ che i terroristi non siano solo quelli che sgozzano la gente, ma anche coloro che spargono il terrore con mezzi piu’ o meno sofisticati.

    Penso in particolare alla tecnica di Rumsfeld dei bombardamenti che aveva definito “colpisci e terrorizza”, oppure alle dichiarazioni di Cheney secondo le quali se gli americani votassero per Kerry gli USA dovranno affrontare degli attacchi peggio di quelli dell’11 settembre (dichiarazioni poi smentite perche’ “mal interpretate”).

    Con questi di terroristi che cosa si puo’ fare?

    Si potrebbero non eleggere. (?)

  2. Edo afferma:

    ERRATA CORRIGE:

    avrebbero dovuto -> dovranno
    mal interpretate -> _”_ mal interpretate _”_

  3. Mau afferma:

    Sto ulteriormente riflettendo, anche perché poco fa ho incontrato persone che so per certo avere una visione della realtà e della politica diversa dalla mia… E allora mi sono chiesto “quanto delle conclusioni che traiamo dalle vicende, l’interpretazione che diamo ai fatti, sono influenzate da preconcetti? Da atteggiamenti pregiudiziali?” Va bene essere di parte ma per convincere chi la pensa diversamente da noi, dobbiamo cercare di partire dai fatti evidenti (ovviamente anche la scelta dei fatti da rendere evidenti è di per se faziosa ma dobbiamo cercare di essere più obiettivi possibile) altrimenti è inutile, rimane un discorso sofistico in una cerchia di persone che la pensano tutte alla stessa maniera… e allora non serve a niente

  4. Edo afferma:

    Cosa ti dicevano queste persone?
    che visione hanno?

  5. Mau afferma:

    Niente. Mi stavo solo ponendo il problema di come avrei potuto convincerle di mie determinate posizioni se avessi voluto. Ma non ho voluto. Ho detto un anacoluto. E son rimasto fottuto.

  6. Cippa afferma:

    Riassumo il mio (forse troppo) lungo commento con le seguenti parole: compassione e ridimensionamento.

    Compassione, tanta, per quei poveri bambini. Poveri innocenti. E per il dolore dei loro genitori. Terribile, straziante, senza tregua. Solo l’idea che qualcosa del genere potesse succedere a mio padre (che potrebbe rappresentare uno degli insegnanti della scuola) mi fa salire un dolore e una rabbia, che poi dev’essere niente rispetto al dolore che potrebbe avere un padre nei confronti di un figlio perso a quella maniera.
    Eppure. Eppure visto che a me e al mio babbo qualcosa del genere difficilmente capirà, riesco a mettere la rabbia da parte. Perché la rabbia (giustificata o meno) acceca.
    Personalmente, non vedo il mondo andare verso il basso. Rispetto a quando? A questo secolo? a quello precedente? Al medioevo? All’epoca romana? O a quella greca, dove a Sparta i bambini gracili venivano buttati giù da una rupe. Non sono per questo un grande ottimista, anzi. Il processo di sviluppo civile dell’essere umano è secondo me così lento che si spande su molte generazioni, cosicché non ci permette di capire più di tanto quanto siamo fortunati noi rispetto a quelli che ci hanno preceduto. Va bene, dice, vallo a dire ai genitori di quei bambini morti. È vero, il mondo non va (non è mai andato) alla stessa velocità per tutti, purtroppo.

    Ridimensionamento. Non credo a nessun grande complotto (grande quanto? Chi ci sarebbe dentro? E da quanto dura questo complotto? E su che termini è fatto? Documenti segreti scritti in più lingue? Firmati da chi? Dai presidenti del consiglio? E quali? Di quali nazioni? Di quali partiti? E non è mai uscito nulla?). Più che altro credo alla pochezza delle persone. Noi e, di conseguenza, chi ci comanda. Perché nessuno va a far casino in Birmania? Lì si va in galera qualora si venga scoperti con un disco degli U2. Perché in Birmania non c’è petrolio, non c’è quattrini.
    Io son più per la teoria dei “cerchi concentrici” (cfr. rapimento di Aldo Moro): nessun contatto diretto, nessun accordo scritto né verbale. Solo la convergenza di interessi nel profitto, e la paura di un cambiamento drastico. Perché, per esempio, basterebbe smettere di comprare il petrolio per risolvere diverse situazioni calde. Ma poi cosa succede da noi? Confesso di aver paura anch’io. Mi scopro in questo frangente conservatore.
    E perché la paura non dovrebbe fregare anche i nostri capi? C’è una bella teoria sulla nascita degli Stati Uniti fatta a mo’ di cartone animato nel “Bowling for Columbine” di M. Moore. Basata su quel sentimento. La paura. Che secondo me frega ancor di più del terrore. Perché il terrore (come la rabbia) è immediato, è il rapitore incappucciato che ti urla “stai zittooo! Parla solo quando lo dico iooo! E devi dire solo le cose che io ti ordinoooo! Capitooo?”. La paura è invece un sentimento che sedimenta. Che macera l’anima. Che non ti acceca, ma ti abbassa lentamente la vista, che quasi non ti rendi conto di esser diventato cieco.

    Ridimensionamento. Ridimensionamento dei discorsi sulla politica internazionale. È giusto tentare di rispondere a domande su come risolvere il problema del terrorismo e dell’egemonia degli Stati Uniti? Sono io in grado di farmi un’idea mia su cosa sarebbe meglio fare? Al momento no. Eppura qualcosa deve essere fatto anche adesso, subito, ora. E io son qui a non avere un’idea chiara sul da farsi. Che bischero che sono. Eppure non ce la faccio. Mi tocca delegare qualchedun’altro. Mi toccherà delegare i politici. E speriamo non facciano tanto casino. Io nel frattempo continuo a leggere e a informarmi. Magari un giorno avrò un’idea chiara. E la dirò alle cinque persone che conosco e che hanno voglia di ragionare di queste cose. È poco, è molto poco. O forse no. Forse quel poco è il meglio che ho potuto fare. Fino ad adesso. Il futuro, chissà.

  7. Mau afferma:

    La teoria dei cerchi concentrici e’ effettivamente molto più credibile e sensata della teoria del complotto, a cui, difatti, non credo. Ora naturalmente, per non dar contro a Edo o a Cippa, va detto che forse bisogna intendersi sui termini (terrorismo e complotto in questo caso son le parole chiave di questa discussione).

    Ecco una spiegazione della teoria dei cerchi concentrici da parte di Corrado Guerzoni: «Non è che l’onorevole X dice ai servizi segreti di andare l’indomani a Piazza Fontana a mettere una bomba… Al livello più alto si dice che il Paese va alla deriva, che presto i comunisti prenderanno il potere. Al cerchio successivo si dice: guarda che sono preoccupati, cosa possiamo fare? Dobbiamo influire sulla stampa. Così si avanti fino all’ultimo livello, quello dove c’è uno che dice “ho capito”. E succede quello che deve succedere. Così nessuno ha mai la responsabilità diretta. Se lei va a dire a questo ipotetico onorevole X che lui è la causa di Piazza Fontana, le risponderà di no. In realtà è avvenuto questo processo, per cerchi concentrici».

  8. Eratostene di Cirene afferma:

    Comunque grazie Cippa per il tuo commento: è molto lucido e ben scritto e mi ha dato un po’ di chiarezza. Molti dei concetti espressi li trovo vicini al mio punto di vista inespresso: per esempio anch’io ritengo che non stiamo peggio del passato, cioè ritengo che ci sia un inesorabile progresso civile, che però, appunto, è così lento e così “mal distribuito” che facciamo fatica a rendercene conto.

  9. Edo afferma:

    Francamente mi pare molto labile il confine tra “complotto” e cerchi concentrici.

    La stessa definizione che ne da Cippa: “nessun contatto diretto, nessun accordo scritto né verbale. Solo la convergenza di interessi nel profitto”, ben descrive la mia visione del complotto.

    Il fatto che Bush sia amico di James R Bath (che e’ la persona che curava gli interessi in Texas dei bin Laden) non significa che Bush se la spassi con Osama, e che gli abbia chiesto di schiantare gli aerei pieni di cittadini americani sulle torri.
    Nel caso pero’ mi preoccupa il fatto che esista un contatto tra l’uno e l’altro.

  10. Mau afferma:

    Il confine non è labile secondo me: bisogna chiarire cosa si intende per “complotto”. Una cosa è una semplice convergenza di interessi, un’altra è, ad esempio, un circolo massonico modello P2 che ha disegni e finalità precise e organizza incontri segreti fra i suoi membri.

  11. Cippa afferma:

    L’esempio di Mau è calzante.
    Per il “complotto” ci rifacciamo alla definizione del buon vecchio Oxford Dictionary:


    Conspiracy, n.
    1. a. The action of conspiring; combination of persons for an evil or unlawful purpose.
    b. Law. 1863 H. COX Instit. I. xi. 275 The crime of conspiracy consists in the agreement of two or more persons to do an illegal act, or to do a lawful act by unlawful means.

    2. a. A combination of persons for an evil or unlawful purpose; an agreement between two or more persons to do something criminal, illegal, or reprehensible (especially in relation to treason, sedition, or murder); a plot. Also in phr. conspiracy of silence.
    b. A body or band of conspirators. Obs.

    3. fig. Union or combination (of persons or things) for one end or purpose; harmonious action or effort; = CONSPIRATION 3. (In a good or neutral sense.) Obs. or arch.

    La Loggia massonica Propaganda 2, per esempio, non è mai (to my knowledge, però non ho ricontrollato) stata condannata dalla magistratura come associazione a delinquere (sebbene una commissione parlamentare d’inchiesta l’abbia definita tale).
    Il “Piano di rinascita democratica” elaborato in seno alla P2 ha addirittura diversi punti condivisibli (si vede sarò un piduista anch’io).
    Eppure qualcosa che fa paura c’è. C’è nell’inquadratura dei cerchi concentrici. Nella P2 c’erano alcune persone molto influenti, politicamente e militarmente. Se alcune di quelle persone sottoscrivono un piano del genere, al cerchio di sotto qualcun’altro può pensare che sia un modo “formale” di come ottenere qualcosa, che però in modo “informale” potrebbe essere ottenuta molto più velocemente . Magari dimenticandoci dell’aggettivo “democratica” all’inizio. Del resto le persone di questo cerchio non sono (ne è richiesto a loro) molto acculturate, certe volte non capiscono tutto questo “latinorum”. Ja näin pois päin (e così via).

    La cosa che mi fa sorridere è immaginarmi un Berlusconi ringiovanito che partecipa ad una riunione della P2. Di politica non ci capisce nulla, ma ascolta il discorso di quelli che hanno stilato il “Piano di rinascita democratica“. E dice: “Però, ci sono delle belle idee in quel, ma che cos’è, un programma politico? no, insomma, ma di cosa stiamo discutendo, che cos’è quella dichiarazione? Boh, non ci ho mica capito tanto, però alcune idee - soprattutto quelle imprenditoriali - non sono mica male.” Poi, qualche anno più avanti, si è riletto anche i punti sulla magistratura. E poi… e poi basta, quello che succede dopo potrebbe anche essere vero.