Destra e Sinistra
Che cos’è la Destra? Cos’è la Sinistra?
(A proposito, tra qualche giorno comincia a Viareggio il Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber.)
Questo è un post politico, o per meglio dire, ideologico. Anzi, filosofico? Boh?
Lo scrivo lo stesso, anche anche se Lorenzo che mi segue dall’Australia sbotterà, nel trovare questo post
al post(o) di un bel resoconto sulla Playmate dell’anno Carmella DeCesare (the ultimate girl next door from Westlake, Miss April 2003), che comunque arriverà presto, perché Carmella è davvero splendida.
Dopo le chattate con Raffa mi son messo a pensare seriamente, come non mi accadeva ormai da diverso tempo, a cosa distingua davvero, oggi, il nostro appartenere politico a destra o a sinistra.
L’argomento è emerso forte ieri sera, dopo una Carbonara Modale (altra cosa di cui mi devo ricordare di parlare) da Edo. Con Ale e Edo siamo stati a parlare fino a tardi e ora mi accorgo che Edo ha fatto anche lui un post sulla faccenda. Allora il problema è: come cavolo implementare il trackback su meBlog?
Torniamo al tema principale:
Destra e Sinistra. Cosa ci distingue? Cosa ci fa appartenere ad una parte o all’altra, razionalmente, oggi? Lasciamo per un attimo da parte la nostra formazione, le nostre frequentazioni, il nostro passato, la nostra tradizione familiare. Lasciamo per un momento da parte anche l’anomala situazione dell’Italia. Lasciamo da parte i pregiudizi e i preconcetti che ciascuna parte ha dell’altra, dimentichiamoci dei massimi sistemi (di Destra e di Sinistra) che hanno teorizzato la forma della società giusta in ogni aspetto. Guardiamo il mondo di oggi, intendo il mondo occidentale, nel suo complesso, attraverso gli strumenti della democrazia in cui viviamo (se lo è) e cerchiamo per un attimo di capire cosa vuol dire stare da una parte o dall’altra. Qual è la caratteristica fondamentale di una politica di sinistra, quale quella di una di destra? Già, cosa vuol dire? Cosa ci distingue, oggi?
Forse son cose ovvie, e magari in paesi come Francia e Germania son davvero cose ovvie. Ma per quanto mi riguarda personalmente non mi sembra proprio. Soprattutto perché, conoscendo persone che sono di destra, e non trovandole tanto diverse da me, non mi pare che sia così chiaro cosa ci distingue. E allora me lo voglio chiedere, e ve lo voglio chiedere.
Come dice Edo nel suo post, potremmo far risalire le basi storiche di destra e sinistra alla difesa degli interessi economici e sociali di certe parti della società (Tory e Labour nell’Inghilterra della rivoluzione industriale).
Oppure potremmo pensare a una base ideologica più forte, di origine hegeliana (scusate le mie bestemmie filosofiche, ma mi pare che le cose stiano così): ovvero pensare all’ideologia politica come ad un tentativo di concepire la società privilegiando un bene superiore comune rispetto al bene individuale. Bene superiore comune che, a seconda che l’ideologia sia di destra o di sinistra assume forme diverse.
Forse al giorno d’oggi, una moderna democrazia dovrebbe aver accettato in ogni suo aspetto lo stato di diritto, dovrebbe dare per scontate certe libertà individuali e non violarle mai, in nome di alcun bene superiore comune e accogliere la teoria che la politica altro non sia che la difesa di certi interessi, all’interno di un determinato sistema di regole. Riduciamo dunque la politica alla difesa di una certa parte della società. Probabilmente ciò è prosaicamente e tristemente vero. Eppure non posso accettare che la base ideologica di fondo non esista. Dobbiamo abbandonare ogni presupposto ideologico, e vedere la politica solo come mera amministrazione del potere? Dobbiamo pensare che gli unici governi possibili, una volta accettate certe regole e certe premesse, siano governi i cui provvedimenti vadano una volta a favore di una parte della società, una volta a favore dell’altra parte?
Questa tesi non mi convince. Non mi convince perché non mi pare sia autentica rispetto alla stato attuale delle cose. Mi sbaglierò, ma mi pare che questa visione della politica potesse essere vera fina a qualche tempo fa, ma adesso non mi sembra che ci sia una netta distinzione di carattere propriamente “sociale” tra chi si dichiara di destra e chi di sinistra. Da questo punto di vista, mi sento di poter affermare di aver visto un panorama piuttosto vario, per quanto riguarda appartenenza politica ed estrazione sociale. Ma probabilmente la mia è una visione estremamente limitata.
Un orientamento ideologico deve esistere e può essere svincolato da un interesse particolare. Se così è, mi pare che l’appartenenza politica sia maggiormente legittimata. Se riduciamo la Destra o la Sinistra alla difesa di interessi particolari, quanta dignità politica possiamo dar loro? Secondo me ne possiamo dare molta di più se cerchiamo di inquadrarle come interpretazioni pratiche di una certa visione del mondo, di una certa, appunto, ideologia.
Le decisioni su come risolvere i conflitti sociali, su come affrontare i vecchi e nuovi problemi, devono avere un’ispirazione di carattere ideologico. In questo senso possiamo sviluppare un’idea della politica un po’ più nobile, non come una semplice difesa di un interesse economico e/o sociale, ma come un processo dinamico ispirato da una serie di principi etici, da un’idea precisa di cosa è giusto e cosa non lo è, da una visione del mondo che abbracci tutta la società nel suo insieme e non una sola sua parte.
Questa tesi mi sembra più convincente e mi aiuterebbe a capire il perché persone tanto diverse socialmente possano dichiararsi appartenenti alla stessa parte politica.
Che cosa ne pensate?
Sono solo un misero idealista? Ho detto una fracca di stronzate?
Ho solo una gran confusione in testa?
Caro lettore che hai avuto l’ardire di arrivare fino in fondo, adesso ti meriti un gadget: la canzone di Gaber.
Lunedì 12 Luglio 2004 @ 12:04
Ora, fino a che questi S@#$%i sviluppatori del meBlog non si degnano di fare il tracbec, faro ‘ il bi-post.
Dai fumi in cui si navigava fino a giovedi’, cominciamo a vedere qualche lume…
Ci ho ripensato e ne ho riparlato con la Silvina.
Esistono 2 livelli differenti per ala questione:
mi spiego.
Per quel che riguarda la questione ideologica, alla hegel, la differenza tra enti superiori, che io citavo, in effetti non esiste. L’ente superiore come collettivita’ o come stato, e’ differente solo nel nome, ma alla fine e’ la stessa cosa.
E piu’ o meno indifferenti sono gli obiettivi e le soluzioni che destra e sinistra vorrebbero attuare per risolvere i problemi.
Per quel che riguarda il secondo livello,
invece, bisogna mettere nel mezzo, un altro soggetto, che chiamero’ stronzolo.
Lo stronzolo e’ la persona, che ben lungi da essere di destra o di sinistra, ha come ente superiore se stesso, e qualsiasi violazione delle sue liberta’ lo rende idrofobo, mentre il calpestare i diritti degli altri, non gli pare degno di alcuna nota.
Allo stato attuale, a giro, di stronzoli ce n’e’ a bizzeffe, e molti di questi sono tra i nostri rappresentanti.
Lunedì 12 Luglio 2004 @ 21:54
A esser sincero, sono totalmente in disaccordo con entrambe le opinioni espresse.
Riguardo alla prima, per esempio, credo che l’interpretazione della cosa collettiva in contrapposizione alla libertà individuale possa portarci a cose molto diverse, anche se, in un certo senso, molto simili. Mi riferisco, in particolar modo, ai grandi totalitarismi del secolo scorso, fascimo, nazismo e bolscevismo, i quali, partendo da presupposti totalmente diversi, han finito per sacrificare ogni libertà individuale a vantaggio di un certo bene comune. Si tratta di un bene comune differente, IMHO. Oppure secondo voi, alla fine era il bene solo di pochi? Eppure, ideologicamente parlando, era un bene comune, no?
Lungi da me l’ispirarmi a cotali modelli, ma mi chiedevo se quest’idea differente di bene comune, fortemente ridimensionata da un sano liberalismo tollerante alla John Stuart Mill, non possa essere alla base delle ideologie di destra e di sinistra.
Riguardo alla seconda opinione, fondamentalmente, stronzoli, nel significato espresso, lo siamo tutti. Per esempio io lo sono. Fortemente. Ora mi lancio in questi dibattiti solo perché ho il tempo, la voglia e l’onanistica presunzione di farlo, ma insomma, toglietemi tutto ma non la mia Peterson. In sostanza abbiamo tanti di quei problemi e grattacapi personali che non è che si pensa al bene comune. Il mio cosìddetto interessarmi al bene comune è egoistico nella misura in cui, pensando a un progresso della civiltà in senso liberale, sociale ed economico a vantaggio di tutti, penso che ciò porti vantaggi anche a me e ai miei eventuali figli e progenie del futuro. Nella misura in cui non veda minacciate le mie libertà (di espressione, di movimento, di iniziativa, di pensiero, di sviluppo, etc..) sono disposto a credere che un modello “di sinistra” (come lo posso intendere io) sia, alla lunga, più vantaggioso e lungimirante (cioè più saggio) di un modello “di destra”.
Ops! Ma questa non è forse una possibile distinzione destra/sinistra in termini conservatori/progressisti?
E poi, anche assumendo un totale egoismo di fondo da parte di gran parte dei componenti dell’odierna civiltà e della classe politica (che, alla fine, è espressione della società che rappresenta, in un paese democratico) la riunione degli individui a difesa degli interessi comuni dei gruppi deve, alla fin fine, sempre IMHO, essere ispirata a una qualche etica. No eh? Son sempre a pensare troppo bene della politica?
Be’, l’altra sera ero alla festa dell’Unità di Compiobbi (tra l’altro ho mangiato un ottimo piatto di penne alla spadara e partecipato a una insulsa lotteria, alla quale Checco Marra ci ha rimesso anche la mamma) e con Nico si discuteva di questa cosa. Alla fine, si diceva, il fatto che uno oggi voti a sinistra o a destra, è dovuto, in gran parte dei casi, a un mero condizionamento tradizional-familiare (o di gruppo), che non consegue da personali e profonde riflessioni o modelli etici (per i quli non c’è tempo).
Anche se ciò può esser verissimo, la mia domanda iniziale rimane valida: cosa distingue, alla fin della fiera, l’appartenenza politica a destra o a sinistra?
Insomma, secondo voi le idologie sono davvero tutte morte? Ecco cosa rispondeva Bobbio a cotanta questione (fonte RAI: Encicolpedia Multimediale delle Scienze Filosofiche):
DOMANDA: Di fronte alla crisi delle ideologie, che certamente c’è stata in questi ultimi dieci anni, ha preso un po’ il sopravvento un certo spirito di razionalizzazione della politica. In altre parole cerchiamo di razionalizzare lo stato di cose presenti “senza troppi grilli per la testa” e senza troppe fumisterie ideologiche. Però non pensa che nella politica ci debba comunque essere anche un dover essere, anche senza chiamarlo ideologia? Che si debba guardare lontano, in prospettiva storica, e non soltanto al dopodomani?
Ci dev’essere l’uno e l’altro: oggi, in una società complessa ci sono molti problemi che devono essere risolti di volta in volta. Io credo che oggi nessuna classe politica può fare a meno di questa politica contingente, di questa politica della congiuntura: però si pone certamente il problema degli scopi ultimi.
Martedì 13 Luglio 2004 @ 14:57
No! solo il fatto che ti
ponga certe
domande
ti rende incompatibile con il ruolo di semplice stronzolo.
Voglio dire, uno stronzolo non si pone certamente domande del genere, si fotte di tutto e di tutti, tranne che di se’.
Martedì 13 Luglio 2004 @ 15:28
Anch’io
Martedì 13 Luglio 2004 @ 19:09
Il fatto che mi ponga certe
domande
dimostra solamente che posso permettermi di farlo.
E da questo punto di vista mi ritengo molto fortunato.
Non è che ho una particolare sensibilità per questo tipo di problemi, è solo che adesso posso e voglio farlo.
Quindi, interpretando il tutto secondo la risposta di Bobbio, abbiamo capito che tu sei di destra mentre invece io sono di sinistra
Infatti tu seguiti a porre l’accento su ciò che ci distingue dagli stronzoli, mentre io cerco di mettere in rilievo ciò che ci accomuna…
Venerdì 23 Luglio 2004 @ 09:31
Più ripenso alla frase di Bobbio e più mi garba, anche a prescindere dalla definizione politicamente contingente di ‘destra’ e ’sinistra’.
Mi trovo in effetti a notare come una discussione si basi generalmente sul sottolineare differenze o punti in comune1.
Io mi trovo più a mio agio in una discussione in cui si trovano punti in comune.
Difatti sono una persona molto silenziosa.
1Per esempio: “A me piace il gelato al limone, a te quello alla panna. Preferisco il limonte perché mi fa digerire, mentre la panna mi appesantisce.”
Oppure: “A me piace il gelato al limone, a te quello alla panna. Devo però ammettere che d’inverno se fa freddo, prendo anch’io quello alla panna.”