Paradossi della legge antifumo
Debbo al Tarchiapone la segnalazione di questo articolo apparso sul Venerdì di Repubblica del 25 febbraio.
Sirchia spegne le pipe anche al Club della pipa.
di Antonella Barina
Oscar Mammì sale le scale borbottando, con la pipa spenta in bocca: «Vietare di fumare qui è come proibire di pregare in chiesa». Sono trent’anni che l’ex-ministro delle Poste sale al primo piano del negozio di Fausto Fincato, celebre boutique del fumo vicino a Palazzo Chigi, per acquistare miscele di tabacco e, intanto che c’è, farsi una chiaccherata con l’amico, tra una boccata e l’altra. Fincato gli va incontro sul pianerottolo, pipa spenta in mano: «Ti ricordi che belle fumate col presidente Pertini, quando lasciava giù la sua scorta e si sedeva su quella poltrona? Una volta si è anche addormentato». Pertini, che aveva una collezione straordinaria di oltre 800 pipe, diceva sempre che dai fumatori si impara la tolleranza: non si lamentano mai di chi non fuma.
Altri tempi, quelli. Da quando sono entrati in vigore i divieti fortemente voluti dal ministro Girolamo Sirchia, perfino in questo santuario del tabacco, dove solo gli irriducibili hanno motivo per entrare, non si può più accendere un cerino. Un paradosso? Mai come il fatto di non poter fumare al Circolo della pipa, cenacolo di tabagisti raffinati il cui scopo è proprio quello di ritrovarsi tra cultori del fumo doc e mantenere le distanze da chi non può capire: un po’ come riunirsi tra amici a casa. Ma la legge non la pensa così: il divieto di fumo si applica anche ai club privati.
«È giusto che lo Stato difenda la salute dei cittadini, ma non che imponga la cura anche a chi, adulto e consapevole, sceglie la nicotina senza dar fastidio a nessuno» commenta Alberto Acciari, presidente del circolo. E installare aeratori a norma? «Difficilissimo: la nostra sede è un edificio del Cinquecento, la Casina del curato, vincolato dalle Belle arti». Teoricamente il club della pipa dovrebbe addirittura esporre il cartello «Vietato fumare». E i soci, da Luca De Filippo a Sandro Curzi a Bruno Trentin a Enrico Manca, dovrebbero rassegnarsi a fumar di rabbia. Oppure, visto che il divieto riguarda solo il tabacco e derivati, caricare la pipa di altre erbe….
Il Circolo è un club in stile anglosassone, con ristorante, bar, salotti per la conversazione e le carte da gioco. Ci sono persino cassette personali dove lasicare gli strumenti per il fumo, come gli inglesi hanno armadietti dove custodire mazze da cricket o da polo. A fondarlo con Acciari, nel 1990, è stato Fincato. E infatti anche il suo negozio è molto British, tutto legno e teche di vetro. Con la rivendita al pian terreno, nonché fumoir e collezioni di pipe, tabacchi e sigari preziosi al piano superiore. Qui Alberto Sordi, con la sua giacchetta pied-de-poule, entrava a comprare due sigarette alla volta, una Nazionale e una Stop senza filtro, perché il totale facesse cifra tonda. Qui seduto in poltrona, tra volute di fumo, si incontrava Vittorio De Sica. E Renato Rascel ha acceso la sua prima pipa. Mentre Gino Cervi ha imparato a tenerla in mano con disinvoltura, prima di calarsi nei panni del commissario Maigret.
Racconta Fausto Fincato: «Sono entrato in questo negozio da ragazzo, più di cinquant’anni fa, per aiutare una zia tabaccaia. Poi l’ho rilevato, ingrandito, lanciato in tutta Italia. Sempre nella convinzione di svolgere una professione onesta, visto che vendevo un prodotto dello Stato. Ma all’improvviso vengo accusato di dispensare veleno: uno choc. Per sentirmi di nuovo nella legalità sto mettendo gli aeratori: anche se butteranno fuori il buon profumo del tabacco pregiato e porteranno dentro la puzza dei tubi di scappamento delle auto».
Mammì gli fa eco: «Ce l’hanno con noi perché fumiamo senza morire. Magari pure senza tossire. E ci considerano untori anche in assenza di chi non fuma. Vogliono tutelarci da noi stessi? Conosco una signora che per non accendere la sigaretta, dopo cena, si fa due o tre fette di Montblanc: ha la glicemia alle stelle».
Insomma, nessuno che l’ha con la legge in sé, né con i sacrosanti diritti di chi vuol evitare il fumo passivo. Tutti ce l’hanno però con il paradosso di una legge che impedisce di fumare anche in luoghi riservati ai fumatori. «Se volessi aprire un ristorante per soli fumatori, condotto esclusivamente da persone che fumano, non potrei farlo» spiega Cristina D’Amico, imprenditrice della famiglia di armatori e unica socia donna del Circolo della pipa. «Perché lo spazio per il fumo non può superare il 25 per cento dello spazio totale». E Mammì aggiunge: «Hanno scatenato contro di noi una vera guerra di religione, dove i fondamentalisti più accaniti sono gli ex fumatori pentiti. Come il ministro tiranno, che ha confessato di aver smesso a 35 anni».
Eppure i cultori della pipa hanno una speranza: «Le leggi si fanno anche per finire sui giornali e, passata la sbornia mediatica, dovranno attenuare gli eccessi di questa norma» dice Acciari. »Così da ristabilire i diritti di chi vuol fumare senza danneggiare gli altri».
Nel frattempo si brontola. E ogni tanto ci si ribella: può accadere che dopo cena, al circolo della pipa, l’aria si riempia di nuvole di fumo clandestine. E che, tra una chiacchera e l’altra, nel negozio di Fincato, si senta il rumore sordo degli accendini. Devono pensarla come Clement Freud, nipote di Sigmund: «Può darsi che non fumare, non bere e non fare l’amore allunghi la vita. Certo, la fa sembrare più lunga».
Martedì 1 Marzo 2005 @ 12:35
Mmm, giungono al bordo della mia mente e straripano sulla tastiera commenti critici.
Beh, difficilissimo non significa impossibile, bensì quattrini (quadrini nel montecatinese/lucchese). Anzi, “difficilissimo” in quel contesto, mi fa venire in mente che loro manco si sono informati sulla possibilità di mettere gli areatori. Eppure visto che la loro sede è un edificio del Cinquecento (la “Casina del curato”), mi parrebbe che i soldi non gli manchino, no?
Dove è scritto 25 per cento? Nell’allegato 1 del Dpcm 23 dicembre 2003 c’è scritto “inferiore alla metà della superficie complessiva di somministrazione dell’esercizio” (e sai l’è burocratese di nulla). È stato aggiornato ’sto decreto?
Che poi, in pratica ’sta cosa del divieto di fumo si sapeva da più di un anno?
Che bello. Io aprirei a questo punto un ristorante per persone che sputano per terra, condotto esclusivamente da persone che sputano per terra, e chi non sputa per terra viene gentilmente accompagnato alla porta dal cameriere (che sputa continuamente per terra, ma dalla parte opposta del cliente, perché è gentile).
E per concludere in climax ascendente: ma è utile alla causa della pipa del Mau questo articolo su dei borghesotti salottieri quattrinai dde Roma?
Martedì 1 Marzo 2005 @ 13:24
Ma infatti.
Sono d’accordo. Forse dovevo precisare, prima di pubblicare, che il mio pensiero non è proprio in linea con gli interventi presenti nell’articolo. Ci sono affermazioni piuttosto paradossali. Quelle di Mammì, per esempio.
Volevo solo mettere in risalto il fatto che la legge colpisce i club privati. Proprio come vietare di sputare in terra nel circolo degli sputatori in terra, che, configurandosi come libera associazione di persone non armate, non vedo perché dovrebbe essere vietato in linea di principio.
Poi, secondo me, fuman come turchi lo stesso, tanto chi li controlla?
Martedì 1 Marzo 2005 @ 17:24
Ma si dice aeratori o areatori? O Area Tori?
Martedì 1 Marzo 2005 @ 20:33
Par che aeratore sia la versione corretta (tipo aeroplano e areoplano, o areoprano).
Però Google mi dà 3670 pagine con la parola areatore e 4400 con aeratore, per cui, errore o non errore, il popolo decide la lingua. Con buona pace degli insegnanti (matusa) d’italiano.
Mercoledì 2 Marzo 2005 @ 09:54
Appunto, la versione corretta è anche quella che vince su Google. Quindi il Venerdì ha scritto bene.
Mercoledì 2 Marzo 2005 @ 11:57
Vince, sì, ma di poco…
Mercoledì 2 Marzo 2005 @ 12:15
La verità è che si può dire (scrivere) aeratore o aereatore. A ‘reatore!! A ‘nfame!!
Venerdì 4 Marzo 2005 @ 16:32
non si puo’ eccepire nulla a Cippa
Venerdì 4 Marzo 2005 @ 16:33
Ma lui è un fumatore pentito.
Venerdì 4 Marzo 2005 @ 16:42
Contesto il pentito.
(sto pensando al perché contesto)
…ah sì, contesto, nel senso che non mi sento mica pentito. Infatti a me piace fumare. Però (’rca miseria) fumare fa male. Per questo ho smesso. Perché negli ultimi tempi ho avuto problemi respiratori, e non potevo più andare avanti a 15-20 sigarette al giorno.
Per cui, basta.
Si ritorna al buon vecchio costume adolescenziale di fumare una sigaretta quando si è completamente briachi. Cioè 2-3 alla settimana.
Ora, che bisognerà anche smette’ di bere? No, via…
Venerdì 4 Marzo 2005 @ 16:50
Ma che bella che è la cicca da briai, fra una birra al doppio malto e l’altra…
Sabato 5 Marzo 2005 @ 09:05
…guardando le palpebre lucide del Béne che fanno Giacomo-Giacomo…