Ma che belle le elezioni…
Mercoledì 20 Ottobre 2004 @ 17:10 Tra un po’ si vota nella mia zona e tra un po’ si vota anche negli States…
Il suffragio universale è una gran bella invenzione, peccato però che la sua applicazione sia una totale utopia.
Non so come vadano esattamente le cose negli Stati Uniti, ma, come si dice, tutto il mondo è paese.
Naturalmente questa è la mia personalissima opinione, ma quel po’ di esperienza che mi sono fatto in ambito elettorale, non solo come segretario di sezione, ma anche ascoltando i racconti kafkiani di qualcuno a me molto vicino che ha avuto a che fare con i meccanismi elettorali a livelli un po’ più alti, mi han convinto di varie cose.
Fra queste il fatto che quando il bacino dei votanti (o elettori, come preferite) supera le dimensioni di un piccolo comune, le elezioni diventano un rito, un fatto di costume. Non è più democrazia reale, anche se certamente ci si avvicina, ma è qualcos’altro, qualcosa che ha più a che fare con una grande caccia al tesoro che con un’operazione di votazione.
Alle scorse elezioni il nostro premier sparaballe ebbe a dire che i risultati erano falsati da un grande complotto dei perfidi comunisti. Tutti i presidenti di seggio, o gran parte di essi, sarebbero professionisti del broglio e dell’inganno, e la democrazia va a farsi friggere.
In realtà quello che avviene realmente è molto più complicato. Quando i pronostici sono sul filo del rasoio, il verdetto finale di un risultato elettorale è più frutto della cabala che delle cattive intenzioni.
Quello che succede in gran parte delle sezioni è, in maggioranza, confusione.
Il nostro antiquato sistema elettorale prevede una tale serie di garanzie democratiche che, alla fine, il piccolo meccanismo di una sezione elettorale rischia di collassare.
Un presidente di sezione alla prima esperienza si trova di fronte a una gran quantità di materiale, manifesti, verbali, schede, comunicazioni di vario tipo, disposizioni le più disparate, persone da gestire, logistiche da amministrare, procedure da seguire, etc.. A quel punto, discernere le cose importanti da quelle futili diventa impossibile.
Se le procedure di votazione e di scrutinio dovessero esser seguite alla lettera probabilmente poche sezioni riuscirebbero a far votare anche solo metà dei propri elettori e a concludere lo scrutinio prima dell’alba.
Le istruzioni per gli uffici elettorali di sezione (emanazione delle leggi elettorali) prevedono centinaia di particolari e procedure per gestire casi assurdi, come ad esempio il famoso “caso dell’elettore che non riconsegna la matita“. Ma non prevedono, ad esempio, che uno scrutatore possa dimenticare di riportare il numero di certificato elettorale nella lista (sostituzione del tagliando del buon vecchio certificato elettorale). In realtà, anche se questo dovesse succedere (e succede, eccome) non ha molta importanza, ma ci sono uffici di sezione che vanno nel caos per bischerate di questo tipo.
Queste cose avvengono perché, come spesso accade, chi scrive le leggi non ha la minima esperienza di ciò di cui sta legiferando.
Il risultato di questo perverso meccanismo è che molte, moltissime sezioni consegnano, agli uffici di ordine superiore, quelli che devono tirar le somme, verbali incompleti, errati. Ci sono casi in cui non li consegnano affatto.
Ora, il fatto che le cose siano effettuate in buona fede (si spera) garantisce che il risultato, anche quando contiene degli errori, alla fine non sia così differente da quello che sarebbe stato se il meccanismo fosse filato perfettamente liscio.
Però bisogna stare attenti. Chi garantisce quella buona fede? E la buona fede basta a sopperire ai pastrocchi elettorali?
Quando la burocrazia è troppa diventa una patologia. È uno strumento che nasce per garantire e amministrare la democrazia e finisce per minare la democrazia stessa. Qualcuno se ne può approfittare. E sicuramente lo ho già fatto.
Nelle operazioni di voto degli Stati Uniti d’America non so quanta burocrazia ci sia. Sicuramente il sistema non è antiquato come il nostro. Sicuramente è più snello, ci son meno buste, meno timbri, meno firme. Però entra in campo almeno un altro strumento potenzialmente pericoloso: la tecnologia. Il fatto che si possa votare tramite posta, e-mail, macchine elettroniche, magari anche con un mms etcetera, aumenta il grado di complessità delle operazioni di voto quel tanto che basta per stendere un velo opaco su quella trasparenza che il suffragio universale, per sua natura, esigerebbe.
Sappiamo bene, ahimé, come sono andate le cose 4 anni fa…